DSA in età adulta: Una visione d’insieme.
Risulta chiaro che il Disturbo Specifico d’Apprendimento (DSA) in tarda adolescenza e in età adulta rappresenta un interesse clinico rilevante, sia per le differenze neuropsicologiche che si possono riscontrare in sede di diagnosi, sia per l’effettiva necessità di specialisti e servizi capaci di valutarli e certificarli, oltre che sostenerli durante il loro percorso di formazione.
Se è vero che la maggior parte dei soggetti con DSA vengono diagnosticati già durante la scuola primaria, è anche vero che i casi più lievi possono sfuggire alle attenzioni dei docenti e dei genitori e mostrare le difficoltà di studio soltanto durante la scuola secondaria o addirittura all’università.
Esiste infine un sommerso di soggetti adulti con DSA, mai diagnosticati e mai attenzionati dalle istituzioni scolastiche perché hanno manifestato le loro difficoltà parecchi anni fa, in un periodo storico in cui la sensibilità nei confronti di questo tipo di disturbo non era ancora sufficientemente sviluppata. Questi soggetti, non più studenti, desiderano comunque comprendere le reali motivazioni che li hanno spinti, in epoca passata, ad abbandonare anzitempo il loro percorso di formazione.
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ToggleDislessia in adolescenti e adulti
I profili di performance rilevati durante le somministrazioni delle batterie di valutazione della lettura sono vari e diversificati sulla base della gravità del disturbo e/o della presenza di altre difficoltà (linguaggio, difficoltà nelle funzioni esecutive, ecc.).
Tuttavia il profilo più ricorrente negli adolescenti con dislessia è la lentezza di lettura a fronte di un numero di errori che invece progressivamente diminuisce.
Il clinico potrà comunque notare, in questi ragazzi, anche altri elementi suggestivi, come ad esempio le incertezze prima di decodificare parole lunghe e/o con una più bassa frequenza d’uso, prosodia incoerente con la struttura delle frasi e il significato del testo e, in particolar modo durante la lettura di testi più complessi, la netta percezione che il soggetto testato non riesca a capire pienamente ciò che sta leggendo.
Anche se meno frequentemente, è comunque possibile osservare soggetti con dislessia che riescono a sostenere una buona velocità di lettura a fronte, tuttavia, di un più alto numero di errori e/o autocorrezioni.
In altri casi, specie in soggetti con disturbo più impattante, i parametri di velocità e accuratezza sono equamente compromessi, con evidenti ricadute sulla comprensione del testo. Va precisato che la comprensione del testo non è sempre direttamente correlata alla velocità e all’accuratezza della lettura.
In alcuni casi, infatti, si osserva una prestazione di lettura sostanzialmente adeguata, ma accompagnata da un basso livello di comprensione. Altre volte, invece, i soggetti riescono a comprendere il significato di quanto letto, nonostante una prestazione di lettura poco fluida e inaccurata. Ciò è spiegato dal fatto che la comprensione del testo è un processo complesso e articolato, che poggia su più domini cognitivi e non esclusivamente sulla decodifica del testo.
La valutazione qualitativa, oltre che quantitativa, delle abilità scolastiche risulta, negli adolescenti e negli adulti, ancor più necessaria delle analisi qualitative effettuate durante la valutazione del DSA in età evolutiva.
Il profilo neuropsicologico dei soggetti con dislessia in questa specifica fascia d’età può incidere in maniera differenziata tanto nella lettura – interessando settorialmente la componente della velocità, dell’accuratezza e della comprensione del testo – quanto nella produzione grafica – coinvolgendo la velocità di scrittura, la correttezza ortografica e grammaticale e/o la realizzazione di un tratto grafico regolare e decifrabile.
Discalculia in adolescenti e adulti
La discalculia evolutiva si manifesta con una difficoltà nel manipolare i numeri e nell’eseguire i calcoli. Si tratta di un disturbo che non riguarda genericamente tutta la matematica, ma solo alcune abilità di base che coinvolgono il processamento numerico (comparazione, enumerazione, lettura e scrittura di numeri) e la conoscenza degli algoritmi alla base del calcolo (eseguire le operazioni, apprendere le tabelline, ecc.) (Biancardi, 2002).
Anche le abilità di calcolo, durante l’adolescenza e l’età adulta, allo stesso modo di quanto osservato nella valutazione della lettura e della scrittura, possono mostrare inefficienze più o meno settorializzate nei parametri di velocità e accuratezza, incidendo maggiormente sulla componente dell’automatizzazione dei fatti numerici (transcodifica numerica, tabelline, calcolo rapido entro le prime due decine, conteggio regressivo, ecc.) oppure sulla componente del senso del numero (capacità di stima, risoluzione di problemi, individuazione delle procedure più idonee, ecc.).
Per quanto riguarda l’evoluzione della discalculia in età adulta, bisogna ammettere che gli studi relativi alle abilità numeriche e di calcolo dei discalculici adulti sono ancora esigui, dal momento che la maggior parte delle ricerche condotte si è focalizzata sull’evoluzione della dislessia.
Negli ultimi anni, una ricerca di Wilson e colleghi (2015), ha riscontrato il permanere di difficoltà nei compiti numerici di base anche in età adulta. Da questo studio è emerso come gli adulti con discalculia siano nettamente meno precisi e più lenti nell’eseguire semplici moltiplicazioni e sottrazioni, nell’enumerazione e nell’individuare rapidamente il numero più grande tra una coppia di numeri presentati simultaneamente.
La persistenza delle difficoltà nelle abilità numeriche e di calcolo negli adulti con discalculia, è stata confermata da un recente studio di Bulthé e colleghi (2018), in cui si è rilevata una prestazione significativamente inferiore da parte dei soggetti con discalculia rispetto al gruppo di controllo, in tutte le prove che valutano le abilità numeriche e di calcolo.
In base alle ricerche presenti in letteratura, quindi, si può affermare che le difficoltà nelle abilità numeriche e di calcolo, persistono nei discalculici anche in età adulta. Il sintomo più evidente sembrerebbe essere la lentezza esecutiva nei compiti che richiedono abilità matematiche, ma anche gli errori continuano ad essere consistenti, seppur meno evidenti (Ghidoni et al., 2013).
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